L’ANNO DI LUCREZIA
TEATRO, FICTION. E UN NUOVO AMORE. A 35 ANNI APPENA COMPIUTI, LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE FA I CONTI CON I SUOI UOMINI, I SUOI ECCESSI E LE SUE DEBOLEZZE SENZA RINUNCIARE A UN PRINCIPIO : DIFENDERE LA PRIVACY. ANCHE DALLA MADRE
INTERVISTA DI CESARE LANZA SU “CAPITAL”
Lucrezia Lante della Rovere, in un giorno di caldo soffocante a Roma, distesa su un divano davanti a un bicchiere di tè freddo, disponibile a fare il bilancio, come si può in un’intervista, della sua vita. Bellissima, un sorriso luminoso. Segno astrologico, cancro. Nell’età, trentacinque anni, in cui guardandosi allo specchio, spuntano domande artigliose sul passato vissuto e sul futuro da affrontare.
– Una premessa: non ti chiederò nulla di tua madre, Marina Ripa di Meana.
“ Ecco un inizio meraviglioso.”
– Domanda inevitabile. Rifaresti tutto?
“Assolutamente sì. Non rinnego nulla. Anche se ricordo con angoscia i vent’anni…”
– Angoscia, perché?
“Mi guardavo allo specchio. Mi dicevo: chi sei, cosa vuoi fare, cosa farai? Era ansia vera, una tortura. Non sapere dove andare a sbattere la testa.”
– Insisto: perché?
“ Insomma, c’era questa madre, come dire, ingombrante. Facevo la modella e guadagnavo bene, ma senza grande convinzione. A scuola, un mezzo disastro.
E non mi sentivo all’altezza di un matrimonio.”
– In un parola, infelice.
“ Non so. Indecisa, incapace, angosciata. E il mio primo film, “Speriamo che sia femmina”, a diciannove anni, mi aveva inoculato la droga del cinema. Un grande regista, grandi attori…”
– Ricordo: un esordio strepitoso. Con un’immagine erotica, fresca, memorabile.…
“Ma sì. Quella battuta sulle tettine, ci facevo la punta ogni mattina, come alle matite? Un bel successo, quel film, ma non tanto da indirizzare la mia vita. Mi volle Mario Monicelli e mi scelsero dopo un rapido provino: mi chiesero di accettare, se volevo, in cinque minuti.”
– L’ingresso nel cinema, sogno di tutte le ragazze a quell’età, dalla porta principale.
“Mia mamma mi aveva educato all’indipendenza economica: datti da fare, mi diceva, inventati qualcosa. Ebbi un compenso di cinque milioni: da modella guadagnavo di più. Non mi sentivo un’attrice, ma solo una ragazzina
con le lentiggini che non capiva molto della sua vita.”
– E chissà come eri corteggiata. Dimmi delle prime emozioni d’amore.
“La prima vera e grande emozione fu con Giovanni Malagò. Da lui volevo un figlio, subito, e al primo test mi dissero che erano due! Due gemelle. Ricordo come se fosse oggi. Attraversando la strada, passai a fianco di una signora con due gemelli nella carrozzella. E uscendo dal medico – ero in piazza Ungheria – piangevo e ridevo, davanti alla gente, confusa, ricordo gli automobilisti che suonavano il clacson… Mi chiusi in un cabina telefonica: cominciai a telefonare a tutti, a mia mamma, a Giovanni, alle amiche. Sempre piangendo e ridendo. La più forte emozione della mia vita.”
– La maternità.
“La maternità è fondamentale. Oggi mi sento una ragazzina come allora, però sono una madre. Mi stupisco quando i ragazzi di vent’anni mi danno del lei. Poi mi guardo alle specchio: indubbiamente sono una donna, che ha già molto vissuto.”
– Con qualche ammaccature?
“ Con segni che mi hanno fatto crescere. E qualche dolore.”
– Quale dolore?
“Ad esempio il senso di fallimento per la famiglia che non sono riuscita a creare.”
– Quanto durò con Malagò e perché finì?
“Durò quattro anni e finì perché io dovevo ancora crescere e lui era già cresciuto.
Non riuscimmo a crescere insieme.”
– L’altro uomo importante della tua vita, com’è noto, è stato Luca Barbareschi.
“ Una storia durata sette anni, un amore molto tormentato.”
– Perché?
“ Per tanti motivi. Gelosi tutti e due, lavoravamo insieme… Lui era il maestro, l’amante: pendevo dalle sue labbra anche intellettualmente… Ero innamorata, totalmente influenzata da lui. Un dio, il verbo… Ma non si può vivere in una condizione costante di morbosità, di passione, di dipendenza. Senza contare il resto. Io due figlie, lui tre figli. A volte tutti insieme, a volte no. Un groviglio di affetti. A un certo punto mi sono ribellata.”
– Quali differenze, tra Malagò e Barbareschi, nel rapporto con loro?
“Giovanni era la famiglia. Corretto. Uno che crede nei grandi valori… Affettuoso, ottimo padre con le due bimbe.”
– E’ vero che le accompagna a scuola ogni mattina, qualsiasi cosa succeda?
“Verissimo.”
– E Barbareschi?
“Speciale, come Malagò. Due uomini molto speciali. Luca è come una pallina della discoteca: le luci cambiano di continuo, non ne acchiappi mai una. I colori sono sempre diversi: affascinanti, imprendibili. Bisognerebbe, forse, essere totalmente dedita a lui.
– Due uomini speciali. E il resto?
“Cosa vuoi sapere? Sono una sensualona, una passionalona.”
– Nel senso che se uno ti piace, te lo prendi?
“Me lo prendevo. Oggi me lo prendo solo se mi innamoro.”
– E chi fa il primo passo?
“Una donna sa lanciare segnali inequivocabili.”
– Sei innamorata, adesso?
“ Sì.”
– E chi è?
“ Stiamo insieme da un anno, nessuno sa chi sia e nessuno, spero, lo saprà. Non voglio più essere vampirizzata dai giornali.”
– E’ un personaggio noto?
“No, non è noto. Non provarci neanche, non ti dico nulla.”
– Posso chiederti se anche questo è un uomo speciale?
“Sì, lo è. Ed è altruista. Attento alle esigenze di una donna.”
– Sei molto diffidente, difensiva.
“ Ecco un altro punto prezioso nel bilancio della mia vita, nella scoperta di me. Non amo la mondanità, non mi piace parlare, o che si parli, a vanvera di me. Odio il chiacchiericcio, i pettegolezzi sciocchi. Non esco tanto per farmi vedere in giro. Preferisco stare nella mia casetta in campagna, vicino Capalbio. Difendo l’intimità. Mi piacerebbe…”
– Sì.
“Mi piacerebbe che fosse chiaro una volta per tutte. Invece, oggi, quando qualcuno mi conosce un po’ più a fondo, mi dice sempre: ti credevo diversa, superficiale. E debbo confidare che mi incazzo.”
– Non pensi di avere qualche responsabilità?
“ Insomma, sono la figlia di… Un personaggio stravagante, diciamo. Poi, durante la storia con Barbareschi, ci furono dichiarazioni forti. Sono ribelle, dico le cose in faccia a chiunque. Ma non amo il chiasso.”
– Aggressiva?
“ Non so, forse in passato. Non amo le formalità, non sono diplomatica. E mando a fare in culo chiunque, se necessario.”
– Fammi un esempio.
“Che so, vado a casa di mia madre per farle gli auguri di compleanno: una cosa tra madre e figlia, penso, una cosa privata e intima, e quando apro la porta di casa sono accolta dalle telecamere di Verissimo. Non ricordo dove ho fatto volare le telecamere, se nel cesso o nella torta. Ma insomma! Mi sono sentita ferita, violata.”
– Dunque l’intimità, per te, è un grande valore.
“ Sì. Mi sento protetta da chi mi vuole bene. Senza inutili e volgari curiosità pubbliche. Nell’intimità sono generosa, viene fuori il meglio di me. A riflettori spenti: la mia vita non è un palcoscenico. In definitiva, ciò che mi separa da mia madre: la mia intimità non è in vendita.”
– E quando hai capito l’importanza di questo valore?
“Tardi. Da poco. Da due anni, direi. Da quando sono in analisi.”
– E sei ancora alla ricerca di te stessa?
“Sì. Sono ancora in analisi.”
– Qual è stato il motivo determinante per indurti ad andare in analisi?
“Forse la rottura con Barbareschi.
– Cosa è mancato, nella tua vita?
“ Forse la figura paterna. La mamma debordante, il papà, Alessandro, era un uomo chiuso, con evidente difficoltà a vivere. Era fragile, come ho capito bene dopo la sua morte, beveva. Era assente. Un grande vuoto nella mia vita.”
– Un uomo che ti sarebbe piaciuto amare?
“Forse…”
– Dici, spesso, forse.
“ Sono così. Forse, Giorgio Gaber. Ai suoi spettacoli piangevo e ridevo: è un uomo intelligente, allegro e malinconico, di spessore politico.”
– E passioni nazionali diffuse, ma da te non condivise?
“Direi Moravia, amico della mamma. Una volta dissi a Giosetta Fioroni quanto mi stava antipatico: non coglievo la grandezza dell’uomo. Era scorbutico, duro. Dissi a Giosetta: Moravia è una persona che non sa voler bene.”
– E’ chiaro che i sentimenti affettivi, per te, sono importanti.
“ Sì. Ho un ricordo intenso, bello, di Franco Angeli, che visse sette anni con mia madre. Con molte litigate, violenze, eccessi fra loro due… Ma una vita bella, senza angoscia. Angeli era generoso, scatenato, creativo.”
– Ti avevo promesso di non chiederti di tua madre, ma tu ne parli molto.
“Le voglio un bene folle. Ed è doloroso arrendersi alle strumentalizzazioni dei giornali. A proposito: sto preparando a teatro una cosa di Strindberg e spero di fare più cinema, cinema vero e bello. Ma ho anche scritto, con Dodi Conti ed Emanuela Giordano, una commedia: la storia di due donne diverse, che si raccontano attraverso l’esorcizzazione della figura materna.”
– Rieccoci: come si chiama la commedia?
“Abbracciami.”
– Voglia di tenerezza?
“Forse: Anzi: certo.”
CAPITAL SETTEMBRE 01