ALLA RICERCA (SI FA PER DIRE) DEL PADRE
UOMINI PIU’ VECCHI DI LEI, CHE LA RIEMPIANO DI COCCOLE SENZA SOFFOCARLA… L’EX RESPONSABILE CULTURALE DELL’UDR,SOLA E LIBERA, DETTA LE REGOLE PER UNA CACCIA AL TESORO EROTICO-SENTIMENTALE. IN PALIO, UN AMORE DOVE NIENTE E’ OSCENO O ILLECITO. PERCHE’ LEI E’ GELOSA . DI TUTTO.
Intervista di Cesare Lanza su “Sette”
La bella Anna Kanakis, attrice intrigante, femmina seduttiva, 39 anni, siciliana, segno astrologico acquario, entra come una regina nel bar dell’hotel Minerva, a Roma, dove ci siamo dati appuntamenti all’ora di pranzo per un’intervista sull’amore, seguita dagli sguardi ammirati e desiderosi di turisti americani, giapponesi (con macchina fotografica, ovviamente), tedeschi… Dichiara una fame da lupo, ordina un centinaio di antipastini e tramezzini, poi con delizioso snobismo ne porterà alla bocca solo un paio, minuscoli (tutti gli altri saranno divorati dall’elettrizzato intervistatore). Si inumidisce appena le labbra con un calice di champagne. Infine mi fissa imperiosamente negli occhi e detta le condizioni. “Sono pronta a rispondere a qualsiasi domanda, anche la più scabrosa. Mi considero una timida, o ex timida, priva assolutamente di complessi. Ma non farò nomi né pettegolezzi. Ok? Intesi?”
Stabilito un rapido accordo, le chiedo: quando, e come, va in amore una donna corteggiatissima a ogni istante, a ogni occasione? Alla domanda di imbarazzante genericità la signora Kanakis risponde, come sarà per tutta l’intervista, in modo esplicito, diretto.
“Per me l’attrazione fisica scatta, esclusivamente, quando c’è un impulso cerebrale. Con un segnale percettibile: avverto una vibrazione mentale. E’ un fatto ormai naturale, per me, istintivo.”
– Come si manifesta la vibrazione?
“Sono una cercatrice di teste. La testa è il motore di tutto. La testa è conoscenza, accende la fantasia, consente l’abbandono. Per me non è facile abbandonarmi. C’è un muro invisibile, costante, che mi protegge. Così, quando avverto, purtroppo o per fortuna di rado, questa sensazione – vibrazione… sento come un brivido sulla pelle, un flash nella mente. E capisco che sta per stabilirsi il contatto.”
– Perché lei ha difficoltà ad abbandonarsi?
“Retaggi infantili. Quella casetta che ci portiamo sulle spalle, tutti, dall’infanzia. Piena di ingombri, di pesi e di ombre che non spariscono mai.”
– E nella sua casetta qual è l’ingombro di peso maggiore?
“Sicuramente la delusione, la frustrazione derivata dal cattivo rapporto con mio padre. Per la sua assenza: l’ho visto cinque volte in venticinque anni. E che io ricordi con precisione il numero delle volte che ho visto mio padre è un segno dell’importanza che attribuivo alla sua figura. Penso dunque che questa assenza mi abbia inoculato una diffidenza costante, diagnosis e non eliminabile, verso la figura maschile. E, con la diffidenza, la difficoltà di abbandono. Per paura di essere delusa, tradita. Sono cose che ho capito, a poco a poco, anche dolorosamente. Crescendo.”
– Torniamo allora alla vibrazione, che la libera dalla diffidenza. Quando l’avverte,
cosa fa?
“Lancio un’occhiata di sguincio. Un messaggio chiaro e significativo. Se lui
raccoglie, è quasi fatta.”
– Perché quasi? Il corteggiamento è lungo?
“Una volta, sì. Oggi, invece, non sono lenta. Se lui mi piace, cerco di avere una conferma, verificare il rapporto di testa. Ma una volta, da ragazzina dico, ero lenta, sì. Al liceo mi chiamavano Anna la temporeggiatrice.”
– Che vuol dire…
“Lei ha capito benissimo. In sintesi brutale, ero considerata quella che non la dava.”
– E oggi?
“ Oggi, più adulta, ho accorciato i tempi. Se sono convinta.”
– Proviamo a costruire una caccia al tesoro. Il tesoro è la seduzione, se possibile la piena conquista della bella Anna Kanakis. Cosa deve fare, lui, per conquistarla?”
“ Mi piacciono i gesti inattesi. Voglio essere sorpresa. E voglio molte coccole,
essenziali, ma senza il soffoco. E non do indicazioni. E’ lui che deve capire quando è il momento delle coccole e quando è il momento in cui si rischia il soffoco ed è meglio stare un po’ a distanza.”
– Occhio e croce, non sembra un’impresa semplice.
“Sì, è vero. Sono stranuccia. Non sono semplice, no.”
– E come si fa a sorprenderla?
“ Niente di complicato. Ma debbo avere un sobbalzo… Può bastare un fiore in un momento particolare. Un gesto tenero in un momento in cui ne avverto la necessità. Debbo sentire che lui sa intuire le mie esigenze, ad esempio in un momento di fragilità.”
– E quando ha fatto per la prima volta l’amore?
“A quindici anni.”
– Però! Una diffidenza superata precocemente.
“Non sia ironico. C’è chi l’ha fatto prima.”
– E chi era, lui?
“Le ho detto che non farò nomi. Era un giovane imprenditore siciliano. E’ stata un’esperienza mediamente deludente, soprattutto in relazione all’attesa. Perché ero incuriosita, stuzzicata dai racconti delle amiche. Mitizzavo. Pensavo che mi sarebbe rimasto un segno indelebile. Insomma, facevo parte di una famiglia borghese, siciliana, cattolica… Di Messina. I complessi sulle cose sessuali erano forti, la verginità ancora un tabù… Insomma: grosse aspettative e notevole delusione.”
– Colpa di lui?
“Ma no, poverino. Lui aveva venticinque anni, certo maggior esperienza. La seconda volta mi è piaciuto assai di più.”
– E dove è avvenuta, l’iniziazione?
“Un classico: a casa sua, quando i suoi genitori non c’erano.”
– Dove farlo è importante?
“Sono molto pigra: un letto matrimoniale mi basta. Fondamentale un materasso
unico, naturalmente. Se no si crea quel buco fastidioso, al centro… E ci caschi dentro. Orribile! Comunque, ho avuto anch’io qualche luogo diverso…”
– Mi piacerebbe un esempio.
“ In barca, eravamo soli, vicino a Ibiza. C’era una vecchia radio, che trasmetteva in modo confuso, gracchiante: musica, voci spagnole, comunicazioni varie… E poi è arrivato il “Bolero” di Ravel. E a poco a poco ci siamo accorti che il nostro ritmo, nel far l’amore, aveva preso le cadenze di quella musica…Oggi il ricordo mi emoziona. Allora non sapevo se ridere. Un piacere indimenticabile. Non controllabile.”
– Che cosa vuol dire incontrollabile? Perde il controllo, urla?
“Urlare, letteralmente, no. Ma, diciamo, qualcosa più di uno sbuffo, sì.
– E che cosa le provoca eccitazione, piacere?
“Comincio a pentirmi di aver promesso di rispondere a tutte le domande.
Eccitazione, piacere? Diciamo che parlare è importante.”
– Mi spieghi.
“ Mi piace sentirmi parlare, piano, nell’orecchio.”
– Avere indicazioni tecniche?
“ Per carità. No, no… Ascoltare fantasie, racconti. Perché è sempre la mente che guida tutto, ha capito?”
– Ho capito. E lei? Parla?
“Ricambio, sì.”
– E cos’altro è importante?
“Lei è determinato a fare, forse, una perlustrazione minuziosa. Io potrei risponderle ora che l’odore, l’odore della pelle, del corpo, è molto importante. Potrei soffermarmi su questo. E su altri particolari. Ma, forse, è più serio dire che alla base di tutto c’è la conoscenza. In questo caso, la conoscenza del corpo. E quando si raggiunge la conoscenza, difficile, ardua, dei rispettivi corpi, del proprio corpo e dell’altro, qualsiasi viaggio è possibile…”
– Viaggio?
“Sì, l’opportunità di realizzare finalmente i viaggi che esistono solo nella fantasia.”
– Sembra di capire che, per lei, se è amore vero, non ci sono limiti.”
“Esattamente. Niente è illecito o sconcio o osceno o amorale, se è fatto in due, e con il medesimo piacere. Peraltro, se la conoscenza è raggiunta, se è perfetta, non ci si può più nascondere. E l’abbandono, che per me è un obiettivo difficile come le ho già detto, a questo punto, per incantesimo, diventa totale.”
– E le succede spesso o raramente?
“Spesso?! Mi sarò trovata due volte, forse due volte e mezza, in questa armonia d’amore.”
– Mi incuriosisce la definizione di una mezza volta. Cosa vuol dire, mezza volta?
“Due volte mi sono innamorata. Della terza non sono sicura. Ma c’è stato il mio
abbandono.”
– Torniamo alla caccia al tesoro. Qual è il suo punto debole?
“Fisicamente?”
– Sì.
“Il collo.”
– E come scopre il punto debole di lui?
“Direi che sono brava, ci riesco quasi sempre. Sono una cercatrice di teste e, una volta sostenuta dalla mente, mi butto sul corpo come fa un cane alla ricerca di tartufi. Peraltro c’è un punto debole diffuso, tra i maschi…”
– Quale?
“Non le sembra di esagerare?”
– Se vuole, non è obbligata a rispondere. Lei mi ha detto che esiste una sorta di minimo comun denominatore, come punto debole. Penso che sia interessante sapere di cosa si tratta.”
“Il punto debole più diffuso tra gli uomini sono i capezzoli. E’ un passaggio
quasi sempre obbligato, per raggiungere una vera eccitazione.”
– Da questa risposta si capisce che lei è altruista. E’ anche esigente?”
“ Mi scusi: esigente a me sembra una parola veramente orribile. Cosa vuol dire,
poi?
– Mi scusi lei. A me sembra una domanda chiara. Comunque: considera il suo orgasmo più importante di quello del suo partner?”
“ Sono ugualmente importanti. Ma se un mio uomo scende dal mio letto senza
che io abbia avuto il mio orgasmo, in quel letto non risalirà mai più. Perciò bisogna essere prudenti…”
– Prudenti?
“ Insomma, sono situazione in cui resta un senso di vuoto, l’amaro in bocca. E io
ho voglia di cacciarlo subito via, l’infame. Ma sono anche una persona educata. Se abbiamo fatto l’amore a casa mia, come posso cacciarlo di casa? Perciò, prudenza: meglio non rischiare, in ipotesi di incertezza. Se non sei a casa tua, con una scusa puoi fuggire via. E cancellare dalla memoria il misfatto.”
– Un’altra tappa della caccia al tesoro: i tempi.
“ Lunghi, lunghi. A meno di un raptus improvviso, adoro i preliminari. E le coccole. Fino a un certo punto, si capisce. Poi…Poi frenesia e alta temperatura.”
– Ha avuto tante esperienze amorose?
“Non direi. Mi scusi però per la cattiva memoria, non posso essere precisa. Ma adoro i fidanzamenti lunghi. E di solito con persone assai più anziane di me. Forse per inseguire la figura paterna, che mi è mancata…”
– Ed è fedele?
“Sì. Sono monogama. E curo il rapporto come una piantina, non lo lascio lì, alla
deriva. Inzigo, stuzzico, dirotto l’attenzione, poi mi do da fare per attirarla…”
– Un inferno!
“Spiritoso. E’ solo movimento, movimento essenziale.”
– In questo movimento c’è spazio per una terza figura?
“Che vuol dire?”
– Amore a tre. Con un altro lui o un’altra lei.
“Mai fatto. E non riesco ad immaginarne il piacere. Mai avuti desideri in proposito.”
– Per la caccia al tesoro, ci sarebbe un’informazione essenziale: in questo momento lei è fidanzata? La mente è occupata?
“No. Sono sola. E con la mente libera. Non avverto vibrazioni. In linea generica, dunque, lo spazio c’è.”
– Senta, lei ha detto che non voleva fare nomi e io ho rispettato il suo desiderio.
Però, i giornali le hanno spesso accostato un nome importante. Un nome fatto da altri, quindi potrà parlarne.
“ Non mi dica che vuol chiedermi di Cossiga!”
– Esattamente.
“ Senta. Io provo per il presidente Cossiga un grande affetto. Ma è un rapporto in cui ci diamo del lei: non so se mi spiego. E’ una vera assurdità, ipotizzare una relazione.”
– Com’è nato il rapporto?
“Ero ospite di Bruno Vespa, a “Porta a porta”, e il Presidente era in collegamento.
Si parlava di intrusione della politica nel mondo dello spettacolo. Con una certa foga sostenevo che gli artisti spesso vengono brutalmente etichettati, se esprimono le loro idee, subiscono ripercussioni professionali. Occhio al marchio politico, dicevo, se ti azzardi a mettere il naso alla finestra e a dire ciò che pensi…”
– E poi?
“Il giorno dopo lui mi chiamò all’alba. Anche se la voce era inconfondibile, lì per lì
pensai a uno scherzo. Restammo a lungo al telefono.”
– Voglio chiederle in modo esplicito: Cossiga le ha fatto la corte?
“E’ un uomo molto piacevole, molto colto, intuitivo. Starlo a sentire, a lungo, è un piacere.”
– Senza nessun sottinteso? Lei stessa ha detto, poco fa, che le piacciono gli
uomini più anziani e che insegue la figura paterna…
“No. Nessun sottinteso, nessuna valenza sessuale. Anche perché io vivo il rapporto con Cossiga sentendolo come un personaggio istituzionale, un protagonista della storia italiana… E mi fa piacere che mi aiuti a capire la politica. Io facevo domande, lui spiegava, raccontava…E poi mi affidò, nell’Udr, la responsabilità del settore culturale e dello spettacolo. Un incarico finito assai presto, dopo la rottura tra Cossiga e Clemente Mastella.”
– A proposito di Mastella, considerato un personaggio molto sensibile al fascino
del gentil sesso…
“Io andai via dalla formazione politica perché la mia scelta era stata per Cossiga e volli, naturalmente, essere coerente. Seguendo le decisioni di Cossiga.”
– E il rapporto personale con Mastella? Ci ha provato, con lei, Mastella?
“ Si capisce al volo che Mastella è uno a cui le donne piacciono. Una donna queste cose le capisce al volo. Ci sono gli uomini che corteggiano e quelli che no. Ma il rapporto è sempre stato formale. Lui mi ha rispettato e io sono stata ben attenta a tenere una certa distanza. Volevo legittimarmi al ruolo che mi era stato assegnato e non certo avere l’immagine della bella corteggiata e amata dai vertici di un partito.”
– Ha mai avuto una relazione con un uomo politico?
“No.”
– Ha mai avuto una storia con un giornalista?
“Sì. Ma non dirò ma il nome.”
– Via, almeno il nome di battesimo.
“Paolo.”
– Non costringa me, e i lettori interessati, a ipotizzare chi possa essere il Paolo famoso e fortunato…
“Fortunato va bene, ma famoso chi l’ha detto? Comunque, non una parola di più. Si chiamava, anzi si chiama Paolo. E’ tutto.”
– Nel mondo dello spettacolo?
“No, mai. I miei fidanzati sono stati, casualmente, quasi tutti appartenenti al mondo
della finanza, dell’economia…”
– Casualmente?
“Non faccia insinuazioni. La ricchezza non mi interessa.”
– Meglio se lui è ricco, però?
“Il denaro non mi interessa. Lavoro e sono indipendente. La caccia al tesoro,
come dice lei, è aperta a tutti.”
– Ne approfitto per chiederle l’identikit di un maschio che abbia buone probabilità di farla innamorare.
“Numero uno, gli incompresi non mi piacciono. M i piacciono gli uomini di forte personalità, che abbiano avuto successo. Numero, due: una forte capacità intellettuale.
Numero tre: una iper sensibilità nei miei confronti. Numero quattro: una forte differenza di età, almeno dieci anni più di me.”
– Numero cinque?
“ E sei, sette, otto, nove, dieci, cento… Le ho detto che sono complicata. Un
identikit particolareggiato scoraggerebbe chiunque. Comunque: meglio se avverto un profumo che mi fa impazzire, l’Habit rouge di Guerlaine. Che lui mi porti a cena, da Quinzi a Roma, la prima sera. Pesce straordinario, adoro il pesce. E che per la prima notte gli venga in mente, che so, un albergo nido: “La Reserve” di Beaulieu. Che porti al polso un orologio di epoca. Che non porti anelli e chincaglierie.. Che non mi faccia scoprire uno slip, perché ovviamente è indispensabile il boxer, sotto i pantaloni, al momento cruciale. Che mi proponga un viaggio in India o meglio in Egitto, per vedere le tombe… Continuo? Ricordo solo la mia voglia di dolci, di crema, di panna. Da mangiare, da spalmare…”
– Spalmare?
“Fesso chi non l’ha mai fatto.”
– Lei è stata sposata. Non felicemente. Suppongo che lui non avesse chiaro
questo itinerario.
“ Beh, all’epoca non l’avevo chiaro neanch’io. Sì, mi sono sposata una volta e durò
poco. Avevo 19 anni, lui era un direttore di orchestra, dieci anni più di me. Ma lui cercava una mamma. E io cercavo il papà. Non potevamo incontrarci. Durò due anni e mezzo e poi finì.”
– E nei suoi programmi, ora, è prevedibile un altro matrimonio?
“Spero proprio di no. Con il matrimonio rischi la rilassatezza. Meglio una sana convivenza. O relazioni ad alta tensione, brevi. Anche se nella mia vita, come le ho detto,
ci sono stati fidanzamenti molto lunghi.”
– Esiste un uomo dei suoi desideri?
“Come profilo? Un uomo che assomigli a Sean Connery più che a Brad Pitt.”
– Marta Marzotto, in una di queste interviste sui rapporti d’amore, ha confidato di
essere stata segretamente innamorata di Pietro Ingrao e che avrebbe lasciato tutti gli uomini con cui aveva relazioni amorose, il marito, Guttuso, Magri, per stare con Ingrao, se Ingrao se ne fosse accorto. Lei ha qualche rivelazione simile da fare?
“No. Però sono sedotta dal fascino di Umberto Veronesi. E’ un uomo
straordinario.”
– E’ un messaggio?
“ Glielo mandiamo a dire, sì. Ma con grande trasparenza, mi raccomando. Con
limpidezza. Perché è un sentimento ideale e spero che la confidenza non turbi nessuno! E perché io sono amica della moglie, una persona altrettanto straordinaria.”
– Ok, qualcuno registrerà le reazioni di marito e moglie.
“Voglio ancora ben specificare, per evitare equivoci. Non è un messaggio
propositivo. E’ una riflessione, positiva, sul sentimento che può suscitare un uomo affascinante com’è Veronesi.”
– E’ chiaro. E in definitiva, signora Kanakis, cosa manda a dire a un aspirante
fidanzato, per dargli una sintesi di sé?
“Che sono un po’ rompicoglioni. E tutte le cose che mi piacciono, quelle che
desidero, a parte le confidenze in questa conversazione, io neanche le chiedo. E’ lui, se mi vuole, che dev’essere capace, giorno per giorno, di intuirle o, addirittura, anticiparle.”
13-9-01