Gasparri: “Bambini, vi darò il vostro telefono”
Il ministro Gasparri per la prima volta ha aperto le porte della sua casa al famoso giornalista Cesare Lanza e a “Gente”. “Prima dell’estate”, dice il ministro, “vorrei rendere operativo il 114, il numero di telefono che servirà per le emergenze ai minori”. “Non è vero che sono permaloso: il mio peggior difetto è la gola”.
Intervista di Cesare Lanza su “Gente”
La moglie di Maurizio Gasparri, Amina, mi tiene compagnia mentre aspettiamo il marito, ministro delle Comunicazioni, al ritorno serale dal suo ufficio. Mi ha accolto in un piccolo, grazioso salotto in una casa semplice di Roma, a due passi da piazza Navona.
Amina, mi spiega, è un nome arabo. “Sono milanese, papà casertano e mamma bolognese. Di tutto un po’, insomma. E so che questo nome curioso, Amina, apparteneva a una bisnonna della mamma, era una famosa ballerina classica dell’Ottocento. E poi c’è il riferimento a “La sonnambula”. Insomma il nome piaceva molto ai miei genitori, che non vedevano l’ora di appiopparmelo, a me femmina, finalmente arrivata dopo due figli maschi…”
La moglie del ministro è piccola, ironica, loquace: veste in jeans, non è truccata, un tipo “alla mano”, come si dice popolarescamente di chi non ha il naso all’insù né arroganze o freddezza nei modi. Potrebbe essere una qualsiasi moglie casalinga di una qualsiasi casa borghese di ceto medio alto. Le domando subito, per curiosità, come sia nato il rapporto con Gasparri.
“Ci conosciamo da 25 anni, eravamo due ragazzini. Io collaboravo, a Milano, al Fronte della Gioventù, in una emittente radiofonica, Radio university.”
– Un colpo di fulmine?
“Macchè. Siamo stati amici a lungo. Passavamo spesso le vacanze insieme,
c’era anche Gianfranco Fini. Maurizio, per carattere e capacità, era l’organizzatore delle vacanze del gruppo. Fine anni ’70. Poi, un anno in un campeggio, c’è stata la rivelazione… Tre anni di fidanzamento faticoso, io a Milano, lui a Roma… Una storia lunga, lunga.”
Su un tavolino, la fotografia di una bimba bionda. “Si chiama Gaia, ha 5 anni, fra poco dovrò andare a prenderla all’asilo”, dice Amina Gasparri, intercettando il mio sguardo. E’ arrivata tardi… avevamo dubbi se mettere al mondo un figlio, o no. Oggi è la gioia della nostra vita.”
– Come apprese la notizia, suo marito?
“Gli telefonai e gli dissi semplicemente: Maurizio, senti, sono incinta.”
– E lui?
“Lui era in una importante riunione con altri colleghi di partito, con Letizia Moratti.
Mi disse: ma che dici?, va bene, va bene… E mi richiamò dopo cinque ore! Quando si dice che per un uomo il lavoro viene proprio prima di tutto.”
– Com’è, Gasparri, visto dalla moglie? Mi dica cinque aggettivi con cui
sintetizza la sua personalità.
“Simpatico e spiritoso, affettuoso, tenace, leale (non a caso ha una rete di amici di acciaio)…”
– Come Ignazio La Russa?
“Giusto. Stanno sempre insieme: li chiamo cip e ciop. Tanto diversi e tanto
amici… Un quinto aggettivo potrebbe essere insonne.”
– Insonne?
“Fa tardi, si sveglia di notte, legge, si alza all’alba…Ci vuole molta pazienza, per
seguire i suoi ritmi.”
– Tutti aggettivi affettuosi. Qualche difetto ci sarà.
“E figuriamoci se no. Per esempio, è un po’ fissato…. Fa qualche osservazione
ed è capace di ripeterla mille volte. Un martello pneumatico. E poi è impulsivo: qualche volta gli chiedo di contare fino a dieci, specialmente adesso che è ministro!”
– E lei, signora, com’è?
“Non spetta a me dirlo. Io direi che sono una donna tranquilla. E mi piacciono la
solitudine, la natura. Per esempio, abbiamo una minuscola casa a Marettimo, l’ultima delle isole Egadi, di fronte a Trapani. Niente spiaggia, solo scogli. Pochi abitanti, quasi tutti pescatori. Nulla, salvo mare e cielo. La nostra bimba e viziata, certo, ma non coccolata: nuota benissimo, è una piccola adulta, figlia di vecchi come dicono al sud, ed è importante che abbia imparato a nuotare benissimo.”
Ed ecco che squilla il campanello. Gasparri è rientrato a casa. Il giovane ministro
si è lasciato alle spalle (salvo qualche telefonata ) il lavoro politico. Domanda di Gaia, Amina esce e tra poco torneranno insieme dall’asilo.
Gli domando, a parte le notizie che escono ogni giorno sui quotidiani, in quali progetti sia impegnato soprattutto, in queste settimane.
“Mi piacerebbe” risponde “portare al traguardo prima dell’estate l’operazione del 114…Sì, l’ex numero del servizio sveglia (che oggi è diventato 4114, ndr). L’Authority per la comunicazione ci ha concesso questo quinto numero a tre cifre come servizio di emergenza per l’assistenza ai minori. Gli altri numeri di pronto intervento 112 per i carabinieri, 113 per la polizia, 115 per i vigili del fuoco, 118 per la sanità.”
– Qual è l’intento?
“Semplificare il servizio, renderlo più rapido ed efficace. Ci sono già oggi vari
servizi, basti pensare al Telefono Azzurro e alla disponibilità di varie comunità. Adesso vorremmo semplificare l’approccio. Il numero deve entrare nell’immaginario popolare, la telefonata è gratuita, il servizio dev’essere fornito 24 ore su 24 e affidato a personale specializzato in grado di intervenire subito: sono obblighi derivanti da disposizioni europee. Confidiamo di collaborare con alcune associazioni e stiamo verificando la disponibilità e l’efficienza degli interessati. Il Ministero, è evidente, assume un ruolo di garanzia quanto a qualità e affidabilità. Non possiamo permetterci errori.”
– Che cosa si aspetta?
“Come per ogni altro servizio, ci saranno perditempo e sciocchezze, in
percentuale limitata. Poi, è prevedibile che ci saranno segnalazioni in materia di spettacoli televisivi, cinematografici, ma anche – e qui il 114 dovrà essere all’altezza delle situazioni- la denuncia di violenze, molestie… Tutto ciò che riguarda la sicurezza dei minori.”
Gasparri, quando parla del suo lavoro, si appassiona, si agita sui divani, è un torrente di parole. Non è facile stargli dietro. “Lei”, mi racconta “forse non sa che, in quanto ministro della comunicazione, sono anche presidente della consulta filatelica. L’organismo che decide quali francobolli si debbano emettere. Decisioni che interessano milioni di appassionati di filatelia, ma che appartengono anche alla storia della vita italiana, al costume… Vorrei cercare di avvicinare la Consulta alla realtà della vita quotidiana. E ho deciso subito di designare due consulenti di prestigio: Giulio Andreotti e Bruno Vespa. Tutti e due sono collezionisti e appassionati. Andreotti nella prima riunione (la Consulta si riunisce una o due volte l’anno) ci ha dato, con lo stile che gli è proprio, garbato e ironico, molti buoni consigli. E abbiamo accettato una proposta di Bruno Vespa, di dedicare un francobollo ai contingenti militari italiani nel mondo: in occasione della prossima festa della Repubblica, il 2 giugno. Altra iniziativa interessante è quella di associare il prezzo del francobollo, in poche importanti occasioni (come la ricerca per la lotta al tumore al seno) a iniziative benefiche: 0,40 euro sarebbe il prezzo del francobollo, più altri 20 centesimi come piccolo contributo a finanziare la ricerca.”
Gasparri mi annuncia l’imminente emissione di un francobollo celebrativo
Dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati dalla mafia, da presentare a Palermo il 23 maggio. Poi in casa irrompe la piccola Gaia, che subito ci mostra alcuni disegni preparati in asilo.
Poi riprende l’intervista
– E’ soddisfatto dell’incarico politico?
“Soddisfatto sì, ma è stata una sorpresa. Da parte mia avevo detto, l’anno
scorso: se vinciamo le elezioni, vorrei fare il viceministro degli Interni, con delega alla sicurezza. Poi Berlusconi e Fini mi hanno spiegato l’intenzione di ripristinare l’autonomia del ministero delle Comunicazioni e della Sanità, e così siamo stati nominati io e Sirchia.
Non mi aspettavo di fare il ministro. E’ una grande soddisfazione.”
– Lei è giornalista e politico. Mai pensato che il giornalismo potesse avere il
sopravvento sulla vocazione politica?
“La passione giornalistica risale all’infanzia, mi inventavo un giornale con le
notizie di calcio, su grandi fogli bianchi, e al posto delle fotografie incollavo le figurine.
Poi da ragazzo ho cominciato a battere i tasti della mitica Olivetti lettera 22: con la prima militanza politica ero quello destinato a scrivere le cose, anche per conto di Teodoro Buontempo e di Gianfranco Fini. Ma il giornalismo è legato all’attività politica, diventai direttore di un periodico quindicinale che si chiamava “Dissenso”, poi nel 1983 entrai al Secolo d’Italia in un gruppo che comprendeva Fini, Buontempo, Adolfo Urso, Mario Landolfi, Italo Bocchino… Per le nostre posizioni politiche, a quel tempo erano impensabili altri sbocchi professionali.”
– E si sente, tuttora, un giornalista?
“Beh, ho fatto tutta la gavetta giornalistica, fino a essere condirettore, nel ’94.
Al contrario di Veltroni e D’Alema, tanto per non fare nomi, che sono andati a dirigere l’Unità, senza mai aver lavorato mai in un giornale. A me è rimasta una certa passione da comunicatore, per anni ho inventato slogan, messaggi per la propaganda del mio partito, e poi titoli di giornale, dichiarazioni…”
– Con sua moglie parlavo della sua amicizia con Fini e La Russa.
“Nel terzetto io sono l’artigiano, La Russa l’uomo della propaganda, Fini il capo.
Ignazio in particolare è tanto diverso da me: lui è brillante, non vorrei dire gaudente, io metodico, ordinato, un katerpillar che non si ferma. Lui è quello che prende 10 a scuola senza aver studiato niente fino al giorno dell’esame, improvvisatore, intuitivo. L’amicizia è fortissima. Lui mi ha presentato Amina…”
– So tutto, da sua moglie. Conosciuti nel ’78, fidanzati nel 1980, sposati nel
1983. Ma torniamo ai giornali. Quale legge, per primo?
“Comincio dai meno importanti, e poi salgo su, via via fino ad arrivare a quelli in
cui mi identifico di più: il Giornale e Libero. Sono un lettore infaticabile, Ritaglio le pagine con gli articoli che non posso leggere subito e li leggo di notte…”
– So anche questo. Insonne, ha detto sua moglie. E il giornalista preferito
“Piero Ostellino: equilibrato, intelligente. Poi due vecchi amici, Giordano Bruno
Guerri e Marcello Veneziani. E Pietrangelo Buttafuoco, effervescente, sregolato: anche lui un amico, il padrino di mia figlia.”
– E il giornalista, che preferisce evitare?
“Senta, non daremo mica l’impressione di fare una lista di proscrizione! Rispetto
tutti, esprimo solo le mie opinioni di lettore. Per esempio Maria Laura Rodotà, su La Stampa, è la mia preferita. Molto brillante. Anche Mina, sul quotidiano torinese, mi intriga quasi sempre. Invece non leggo Giovanni Sartori, che scrive sempre lo stesso articolo sul conflitto di interessi. E neanche più l’articolessa domenicale, la predica di Eugenio Scalfari su La Repubblica. Anche nel suo giornale so che alcuni non lo leggono più. Non è questione di idee, di contrasti politici: il problema è la noia, la ripetitività. Ad esempio leggo con piacere Ernesto Galli della Loggia: non lo conosco, qualche volta sono d’accordo con lui e qualche volta no, ma è sempre un’intelligenza libera, che attira…”
– Andiamo avanti con simpatie antipatie.
“ Curzio Maltese non mi piace, è troppo velenoso. Però lo seguo, anche le
critiche fanno bene. E così Giorgio Bocca: catastrofista, ma lo seguo.”
– Passiamo alla telelvisione. Chiusa del tutto la querelle con Simona Ventura?
“Sì. A volte esagero. Ma ce l’avevo con Roberto Zaccaria, ex presidente della
Rai, e su di lui non rinnego nulla. La Ventura, l’ho incontrata a Sanremo: lei per scherzo mi ha detto che ero perfino bello, io per scherzo le ho risposto che non aveva bisogno di direbugie per continuare a lavorare in Rai. E’ simpatica, disponibile allo scherzo. Così come io non sono permaloso, come ho detto tante volte mi piace Marco Re, l’attore che fa la mia caricatura… E si divertono anche mia moglie e la bimba: ridiamo con gusto.”
– Ecco, torniamo alla famiglia. Un ricordo che la lega a sua moglie?
“Le canzoni di Claudio Baglioni. Hanno scandito tutta la nostra vita. Lo vorremmo come
vicino di casa! Come Fiorello, il nostro personaggio televisivo preferito…”
– Altre preferenze?
“Bruno Vespa, il re della fascia serale. Chiambretti è gradevole, quando non
esagera. E Celentano, anche se a volte fa il monumento a se stesso.”
– E uno che non le piace?
“Michele Santoro. Non lo sopporto, ma lo seguo: non so se per masochismo o
ammirazione.”
– Torniamo alla famiglia: il rapporto con Gaia?
“Penso di avere uno stupendo rapporto. L’accompagno all’asilo e la sera,
quando posso, mi metto a letto con lei e le leggo un favola. E quando è nata, che emozione!”
– Mi racconti. Avevo l’ossessione che le culle potessero essere scambiate. Per
fortuna, quel giorno, al Quisisana nacquero solo una femminuccia, la nostra, e un maschietto, e dunque non c’era possibilità di errore.
“Senta, ministro. Sua moglie non le ha trovato grandi difetti. Faccia lei un po’ di autocritica.”
– Non riesco mai a dimenticare la politica. Il giorno che Amina mi annunciò di
essere incinta ero a pranzo e poi in riunione con Gianfranco Fini per convincere Letizia Moratti a candidarsi sindaco di Milano. E per cinque ore non la richiamai!”
“Lo so, lo so.”
– E il giorno in cui nacque Gaia, assistei al parto, ma litigai di brutto con
Tiziana Parenti, che aveva attaccato ingiustificatamente i carabinieri. Oltre a tutto, sono figlio di un carabiniere e ho un fratello, Clemente, generale dei carabinieri. Mi chiamò Berlusconi per farli gli auguri per Gaia e io gli dissi che bisogna rintuzzare la Parenti.”
– Iper politico, insomma
“E un altro difetto?”
– Iper goloso: mi ingozzerei di dolci, qualsiasi dolce. E poi forse sono un po’
Vanitoso, tengo all’eleganza più di mia moglie. Una fissazione per le cravatte, vorrei averne 365 per cambiarne una al giorno. Per ora ne ho 120, molte di Marinella, ma anche di un altro napoletano, un emergente, Cappelli. E anche una fissazione per scarpe: preferibilmente Tod’s (qualche giorno fa ho inviato una precisazione alla Rodotà, che aveva detto che indossavo scarpe simil Clark). e Lotus. Per vestirmi vado da Cenci. E senta questo: un giorno un commesso mi dice: ma che cappotto porta, onorevole?! E io, felice di prenderlo in castagna: ma se l’ho comprato da voi! E il commesso, furbo e pronto: è vero, ma lei non era ancora ministro…”
28-3-02