COVER STORY FRANCESCA DELLERA
IL POTERE DI FRANCESCA
STA TUTTO IN UNA PAROLA: SEDUZIONE. LE REGOLE? ESSERE INCOSTANTE, look AMBIGUA E LIBERA. RISULTATO: <>, DICE FRANCESCA DELLERA, <>. CRONACA DI UN INCONTRO A LUME DI CANDELA CON UNA DONNA “TRIPLA”. ANZI,”QUADRUPLA”
di Cesare Lanza ” Capital”
Ecco un’intervista diversa dalle altre, anzi speciale: non solo perché Francesca Dellera raramente parla di sé, ma perché questa autentica bellezza esplosiva, una delle donne italiane oggi più belle, mi ha dato appuntamento in un ristorantino nel centro storico di Roma, scelto da lei, e ha chiesto all’oste di riservarci un angolino illuminato, in sintesi, da una sola fioca candelina. Questa singolare determinazione mi ha impedito di indugiare nell’ammirazione, treatment istintiva e instancabile, della sua mitica scollatura e mi ha obbligato a prendere pochi appunti in una condizione, di fatto, di non vedente.
A memoria, ecco come posso ricostruire la conversazione. Sottolineo, con un pizzico di involontario sadismo per il lettore (e me ne scuso), che le battute più brillanti e le confidenze più intriganti sono rimaste fuori: Francesca, infatti, ha stabilito che fossero “off records”. Conto su una mezza promessa di recuperarle in una prossima occasione. Ecco comunque ciò che si è salvato.
Vengo a questo appuntamento con grande curiosità: hai ammesso, se ricordo bene, così almeno ho letto navigando su Internet, di essere una donna trasgressiva.
“Ricordi male. O forse si tratta di invenzioni: ciò che si trova su Internet spesso è inattendibile. E poi, cosa significa essere trasgressiva? Oggi la cosiddetta trasgressività
è diffusa e normale: forse è l’ex normalità a far notizia e diventare trasgressività. In questo senso, potrei esserlo. Sono riservata: appaio pochissimo, non partecipo alla vita mondana. La vera Dellera è poco conosciuta e forse anche Dellera non sa chi sia Dellera.”
Interessante. Mi rifugio in un passaggio a questo punto quasi obbligato: di che segno sei?
“Bilancia, ascendente bilancia.”
Un segno di doppiezza, a volte nobile.
“Solo doppiezza? Io mi sento tripla, quadrupla… L’ambiguità, se è di profilo alto, è affascinante.”
Fammi un esempio.
“La rappresentazione artistica, sia per i meriti di Bunuel sia per la bravura di Catherine, del personaggio che la Deneuve interpretò in Bella di giorno. La sublimazione dell’ambiguità, uno sdoppiamento memorabile.”
E tu?
“Io cosa?”
Il tuo rapporto con la doppiezza.”
“Io ricerco continuamente un equilibrio tra le mie diverse caratteristiche, ricerco la perfezione, che non esiste, ricerco l’assoluto…”
Beh, lo avevi trovato.
“Cosa vuol dire? Mi fai ridere.”
E’ una battutaccia. Per di più in codice. Torniamo seri.
“Seriamente, la mia vita è romanzesca, segnata anche dal dolore e dal confronto con la morte: mi ha esposto a momenti inattesi di dolore per la perdita – sette anni fa – di mio padre, con un cui avevo un rapporto fortissimo, e dell’uomo con cui vivevo. E l’uomo a cui ero legato era assai più adulto di me, una differenza di trentaquattro anni. Spesso gli uomini della mia vita erano più adulti di me. In psicanalisi, è la ricerca del padre.”
Com’era tuo padre?
“Era un uomo bellissimo e di sensibilità particolare. Con una grande forza di
carattere. Difficile trovare qualcuno come lui.”
E l’uomo a cui eri legata?
“Non ne ho mai parlato e non intendo parlarne. Non faccio riferimenti personali.
Ma la perdita di questi due riferimenti è stata destabilizzante. Avevo raggiunto il successo a vent’anni, appena uscita dal liceo, ero troppo piccola, non preparata. E dunque mio padre e quella persona erano importanti, per la ricerca dei miei equilibri. Il successo cambia tutto. Anche se ha ragione Madonna: non è il successo che cambia le persone, sono le persone che hai intorno che cambiano, dopo il tuo successo.”
Puoi dirmi almeno quando arrivò quella relazione nella tua vita e quanto
durò?
“Fu dieci anni fa e durò un paio di anni, una storia molto intensa. Poi, è stato faticoso e difficile elaborare il lutto. Devi fare un lungo lavoro dentro te stessa. Ma non amo raccontarmi. Posso dire che il dolore aiuta la crescita. E ricordo la lezione di quel bel libro, e miglior film, che fu Il danno… Lo conosci?”
Certamente.
“Chi ha subito un danno è pericoloso, sa di poter sopravvivere. E ne trae una
forza notevole.”
Giriamo pagina. Qual è stato l’uomo più importante che hai conosciuto nel tuo lavoro?
“Marco Ferreri, che mi scelse per La carne, nel ’92: una sorta di seguito de L’ultima donna, sulla difficoltà dei rapporti tra i due sessi… E sul tema congiunto di amore e morte. Ferreri aveva un’intelligenza particolare. Era acuto, sensibile, preveggente. E la storia di quel film aveva una forza simbolica straordinaria. La storia di un grande amore. E quando lei (cioè io, nel film) vuole lasciarlo, lui la uccide e la mangia. Una eucarestia allegorica pagana, fu scritto. Una storia di possesso estremo.”
E tu preferisci possedere o essere posseduta?
“Detesto possedere perché non mi piace essere posseduta.”
E la gelosia?
“Detesto anche la gelosia e le limitazioni della libertà. O ti fidi, o lo lasci.”
E hai raggiunto l’equilibrio, nelle relazioni amorose?
“Qualche volta penso che ci vorrebbero due uomini: uno non basta.”
E’ una battuta?
“E’ una cosa seria pensata e detta come una battuta.”
Da che cosa un rapporto trae la sua forza?
“Dal mistero. Se c’è il mistero, il fascino resiste. Quando si comincia a dire: cosa
hai fatto oggi?, e avere il diritto di ottenere risposte, la storia finisce.”
Quindi, niente convivenze.
“Io sono contraria al matrimonio e a ogni forma di convivenza. La convivenza
prima o poi uccide il mistero e annulla le emozioni. E un rapporto amoroso si trasforma in un rapporto amicale. Mentre difendere il mistero significa tenere in piedi il desiderio di conoscersi.”
E i tuoi fidanzati, via via, come reagivano a questa deliziosa teorizzazione
dell’importanza della libertà?
“Hanno avuto una certa riluttanza ad accettare il mio punto di vista.”
Fammi un esempio su questi punti di vista…
“Ad esempio, ogni estate io devo andare in America, non posso farne a meno. Da sola. Senza farmi condizionare dalle relazioni del momento. Dico: ci vediamo al ritorno, e via. Ma una volta un mio fidanzato mi seguì. Io ero a Los Angeles, il maledetto mi telefona e mi dice: sono in una camera d’albergo, di fronte a te. Pensavo che fosse uno scherzo. Quando capii che non era uno scherzo, lui a sua volta capì il mio disagio e mi disse, poverino: sento che non sei felice. E aveva ragione, aveva scombinato tutto il mio progetto di libertà.”
E chi era?
“Nell’intervista, nessun nome.”
Aiutami a inquadrare la Dellera doppia, tripla, quadrupla… Prova a definirti.
“Sono incostante. Mi annoio facilmente, non riesco ad avere costanza in tutte le cose, non ho determinazione. Sono incostante e indecisa, come per quell’accenno che ho fatto alla esigenza, teorica o no, di due uomini: prendo questo o quell’altro? Non so scegliere.”
Inaffidabile?
“Un po’ vero. Ma senza cattiveria. Non sono sleale.”
Iper sensibile?
“Ecco, così è meglio. Un amico mi dice: se sbaglio un colpo di tosse, con te è
finita. Un po’ è vero: una mattina mi sveglio con uno e lo vedo di colpo com’è, senza passione: lui è un poveretto senza appeal, l’incantesimo si è dissolto. E gli dico: ma sei mostruoso! E non l’ho più voluto rivedere.”
Forse vorresti vivere in una eterna fiaba.
“Forse. Gli uomini dovrebbero essere all’altezza delle mie idealizzazioni
disumane. Anche se, poi, a soffrirne di più sono io.”
Che tipo di uomo ti attira?
“Forse per una suggestione infantile, che prescinde dal mio controllo, mi
piace l’uomo gangster, quello pericoloso, difficile, da cui bisognerebbe stare alla larga. Non sono attratta dallo status sociale.”
Suvvia!
“Voglio dire: anche se lo status c’è, non è lo status ad attirarmi. Preferisco
l’amore, i sentimenti.”
Ti ricordo che ti è stata attribuita una relazione profonda con un uomo
molto importante, cruciale per vari aspetti nella vita italiana di questi ultimi anni.
“Ti sono grata se eviterai di fare nomi. La mia scelta è di non parlare di questo
argomento. La mia vita è altro.”
Sei preda o predatrice?
“ Sono pigra. E fortunata. Gli uomini che mi piacciono, arrivano.”
Quante storie importanti, nella tua vita?
“Tre.”
Quale rapporto con il tuo corpo?
“Ferreri mi disse: sei da mangiare. Io non posso farlo.”
Quali sono le tue misure?
“90-58-90.”
Quanta importanza ha l’aspetto sessuale in una storia?
“E’ tutto. Non puoi stare con una persona che non ti attiri fisicamente.”
Cosa ti eccita di più, in un rapporto?
“E’ una domanda non adeguata alla mia riservatezza.”
Insisto.
“Posso dire che è soprattutto l’intelligenza ad attirarmi, in un uomo. E un’aria
sensuale di mistero. Uno che ti guarda negli occhi e non parla. Viste le tue curiosità pruriginose, posso confidarti questa cosa curiosa: da molti anni non ho un fidanzato italiano, solo stranieri.”
Chi c’è, adesso, a casa tua?
“Uno pazzesco.”
Qual è la prima cosa che guardi in un uomo?
“Lo sguardo, il modo di sorridere, i denti… I denti sono importanti.”
Per mangiarti?
“Lo hai detto tu. Le cose non si dicono, le cose accadono.”
E che cosa un uomo guarda per prima cosa, in te?
“Mi fai ridere. So quale risposta ti aspetti. Invece, penso che gli uomini guardino i
miei occhi.”
Sei sicura?
“La seduttività è melange.”
Qual è l’aspetto soddisfacente del tuo lavoro?
“Conoscere persone come Ferreri e Fellini, che mi voleva dare il ruolo della Fata
Turchina in quel Pinocchio che non si fece mai. O essere scelta da Alberto Moravia per una delle sue rare interviste.”
Stai lavorando a La contessa Castiglione, la storia della nobildonna scelta da Cavour per sedurre Napoleone III. Ti chiedo: sulla base delle tue esperienze, è il Potere che seduce te o sei tu che seduci il Potere?
“Mi viene in mente una bellissima risposta che qualcuno, non mi chiedere chi, mi disse: la seduzione è lasciare dei vuoti da far riempire a chi avanza verso di te.”
Non mi hai risposto.
“A me non piace l’ambiente in cui si muove il Potere. Nè tutto ciò che sta intorno
al potere: i rituali, le ipocrisie, le convenienze, le rinunzie, le cortigianerie, i vari obblighi, anche i sacrifici. E poi, per carattere, amo stare un passo indietro. No, il Potere non mi interessa.”
Non mi hai detto, almeno per l’intervista, un solo nome che ti abbia coinvolto sentimentalmente. Ricordo però le indiscrezioni e le fotografie pubblicate dai giornali su un tuo legame col tennista Yannick Noah…
“Non posso negare che sia un uomo piacevole. Però…”
Però, se penso a un uomo che mi attira veramente molto, almeno idealmente,
per stile ed eleganza, il nome è un altro: Jeremy Irons.
cesare@lamescolanza.com
giugno-03