Sabrina Ferilli compie gli anni. Auguri all’ultima vera grande diva del nostro cinema, lei preziosa tessera del puzzle che raffigura il meglio della nostra cultura: da Sophia Loren a Silvana Pampanini, da Totò fino ad Alberto Sordi, senza scordare Fellini, Vittorio De Sica. Sabrina è una diva antidiva perché è lontana da tutte quelle positure tipiche dell’odioso divismo hollywoodiano (un po’ glamour e un po’ fintamente radical chic che ha una parola su tutto ed esibisce un buonismo eccessivamente mieloso). Sabrina è vera, spontanea, vicina alla gente e al comune sentire che è tipico della sinistra che ancora si vede nei piccoli paesi, nei quartieri, nell’accoglimento delle istanze quotidiane dei cittadini vessati dall’incubo della povertà. Lei è vicina a tutti, anche agli ultimi della società. L’icona del cinema d’autore di Marco Ferreri e Paolo Sorrentino non tramonta mai, il suo sole è sempre lì – nel cielo dell’arte – a imporsi con i suoi raggi carichi di positiva vitalità. Nata a Roma, il 28 giugno del 1964, Sabrina è una delle attrici più amate e conosciute del cinema e della televisione italiana, grazie alla sua energia, ironia e alla sua evidente romanità. Con sessant’anni di vita e quasi quaranta di carriera, ha debuttato nel cinema a 23 anni e ha saputo conquistare il cuore dell’Italia reale. Cresciuta a Fiano Romano da madre casalinga e padre impiegato presso il Partito Comunista, Sabrina ha una sorella e un fratello. Dopo la maturità classica, ha scoperto la sua passione per la recitazione, frequentando alcuni circoli teatrali di Roma. Nonostante un iniziale rifiuto dal Centro Sperimentale di Cinematografia, la sua determinazione le ha permesso di debuttare a 23 anni nel film ‘Caramelle da uno sconosciuto’ di Franco Ferrini. Da lì, ha recitato in piccoli ruoli nei film di grandi registi come Monicelli, Corbucci, D’Alatri e Bava, fino a raggiungere di protagonista assoluta con ‘La bella vita’ di Paolo Virzì. La carriera di Sabrina Ferilli è ricca e variegata: ha lavorato in numerose fiction Rai e ha partecipato a film di successo come ‘La grande bellezza’ di Paolo Sorrentino, vincendo diversi riconoscimenti tra cui sei Nastri d’argento e sei Ciak d’oro. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha definita “simpatica, trascinante, irresistibile”. Inoltre, ha partecipato al Festival di Sanremo e ha collaborato con Maria De Filippi in programmi TV come ‘Amici’ e ‘Tu si que vales’. Sabrina è stata sposata nel 2003 con Andrea Perone, ma il matrimonio è durato solo due anni. Da molti anni ha una relazione con il manager Flavio Cattaneo, a. d. Enel, con il quale si è sposata il 29 gennaio 2011. Di lui ha detto “Flavio è una persona intelligentissima e di cuore, abbiamo 850 interessi che ci legano, la lettura, la politica, il cinema, insomma le cose importanti che fanno la coppia”. Sono tanti i frammenti di carriera che meritano di essere ricordati, noi vi suggeriamo di guardare il più recente: la serie ‘Gloria’ di Fausto Brizzi (Rai 1), dove Sabrina si confronta – seppure nei toni tenui della commedia – con un personaggio dai tratti subdoli e in alcuni momenti detestabili (tipici della serialità americana, anomali per la nostra narrativa popolare). Per omaggiarla, vi proponiamo – dai nostri archivi – una storica intervista di Cesare Lanza realizzata per Capital. È la Ferilli del 2001: l’anno del scudetto della Roma, il periodo della fiction ‘Commesse‘ e dell’approdo nel pantheon delle figure che tracciano l’italianità nel suo sentire più popolare. Qualche anno più tardi Sabrina lavorerà nello splendido ultimo film di Luciano Emmer, ‘L’acqua… il fuoco’ (2003).
(di Cesare Lanza per Capital, agosto 2001) Sabrina Ferilli, di Fiano Romano, 37 anni, mito vivente del cinema italiano, voluttuosa, luminosa, sensuale, procace, “bella con l’anima” – la definizione è di Nanni Moretti – e secondo un sondaggio la donna più amata dagli italiani, innamorata del padre Giuliano (ex capogruppo del partito comunista alla Regione Lazio), fidanzata con discrezione con un giovane sconosciuto, convivente con un gatto e con una cagnetta, simpatica, comunicativa, appassionata di amatriciana e cioè di gusti semplici, e tuttavia prima di tutto, ormai, una diva: diva di stampo popolare, secondo la nobile tradizione italiana, che va da Anna Magnani a Sofia Loren. Ritaglia il tempo per confidarsi con Capital tra il reportage fotografico, che vedete in queste pagine, e una prestazione sul set.
Sabrina, permette? Mi piacerebbe cominciare a parlare di argomenti privi di riferimenti stretti all’attualità.
Anche a me piacerebbe molto. Di solito sono assediata, incalzata, su qualsiasi spunto di cronaca.
Per la precisione mi piacerebbe sapere le sue opinioni sui valori della vita o, più semplicemente, su ciò che per lei è importante, o no.
Bene. Mi dica pure. Risponderò con sincerità.
Ad esempio, cosa pensa del valore del denaro.
Il denaro è molto importante, è cruciale, più o meno importante in relazione ai vari modelli di società. Comunque, senza ipocrisie, è un valore assoluto, fondamentale. Se ben utilizzato, il denaro significa anche libertà, solidarietà.
Il valore dell’amore.
Certamente un altro valore assoluto. Al di là del tempo, dei costumi. È insostituibile.
Lei è un sex symbol. Mi dica allora cosa pensa del valore del sesso.
È vitale. Scopre, rivela l’animalità che è in noi, gli istinti primordiali… È energia, è vita… Ci consente di esprimere e trovare forza, armonia. Dà luce ai desideri.
Il valore della casa e della famiglia.
È un riferimento a cui, anche volendo, non possiamo sottrarci. Il nido, la protezione, il rifugio da ogni tempesta, da ogni debolezza. È calore, tenerezza, sicurezza.
Il valore dell’amicizia.
Un valore importante. Anche se lo conosco poco. Perché io sono passionale e amo i sentimenti estremi. Preferisco l’amore, la violenza delle passioni. Con l’amicizia non mi trovo facilmente in sintonia: mi accorgo di dare qualcosa di meno o, spesso, qualcosa di più. Non mi fermo all’amicizia, quando sono spinta dalla passione.
Allora può approfondire? Vuol dire che non ha amici veri?
No, non dico questo. Voglio dire che l’amicizia si fonda sull’equilibrio, sulla ragionevolezza, esige e rispetta confini precisi. Io, con i miei sentimenti, a volte sono una furia, devastante. È la passione, ripeto, a guidarmi. Detto questo, anch’io ho alcuni ottimi amici.
Mi dica qualche nome.
Una ragazza, Danila. Massimo Ghini e sua moglie Paola. Alcuni compagni di giovinezza del liceo dove studiavo, a Roma.
Quale liceo?
Il liceo classico Orazio, di Roma.
Il valore della politica.
Altro valore fondamentale e insostituibile. Regola la vita dei cittadini, consente la gestione – mi auguro sempre democratica – del potere. Ci aiuta a sapere, a distinguere, a lottare e comunque a credere in un impegno, a batterci.
Davvero tutto questo le viene in mente, pensando anche alla politica di oggi?
Lei mi ha detto di voler proporre domande senza riferimenti all’attualità. Certo oggi vedo tanta confusione. Ma io sono in una posizione privilegiata. E forse sono anche un po’ stolta.
Stolta?
Stolta, sì. Perché forse non sono abbastanza severa verso il quadro politico a cui ho fatto sempre riferimento. Ma poi penso agli ideali, alla mia educazione, alla nostra storia, agli uomini che si sono tanto battuti perché questo Paese prendesse una strada anziché un’altra… Perché in Italia si andasse verso un certo indirizzo, un certo destino anziché un altro. Parlo, naturalmente, del centrosinistra. Le mie idee sono note. Oggi sono stati commessi tanti errori, ma io credo nel valore delle persone e nella loro buona fede. E sono grata a chi ha dedicato la sua vita al progetto di un’Italia migliore.
Mi faccia qualche nome.
Il primo nome che mi viene in mente è Enrico Berlinguer. Straordinario come uomo prima ancora che come politico.
E poi? E oggi?
Fassino, D’Alema, Veltroni, Cofferati… Li stimo. Dico i primi nomi che mi vengono in mente, ma ce ne sono altri. Hanno commesso errori e certo sono possibili molti rimproveri per loro. Ma non credo che, seriamente, qualcuno possa mettere in dubbio la loro integrità, le buone intenzioni.
Quindi, per le sue scelte politiche, non ha dubbi?
No. Posso pensare che ci siano stati errori di valutazione. Lentezze. Indecisioni. Esitazioni. Contraddizioni. E anche scarsa capacità di coinvolgere, con emozione, l’opinione pubblica. Ma al di là dei singoli personaggi e delle loro vicende io mi sento legata alle mie idee, ai valori nobili che la politica deve esprimere, alla solidarietà, alla passione per l’interesse comune: è il minimo che si possa chiedere, del resto, a chi fa politica. E appartiene storicamente alla mia parte.
Mi dica ora cosa pensa del valore della religione.
È un valore fondamentale per la sopravvivenza. È una necessità, una giustificazione per risolvere il problema di vivere e il mistero legato alla morte… È un sentiero per sapere come vivere e come morire… avere qualcosa in cui credere, non importa se si tratti di un credo o di un altro credo, di reincarnazione o di resurrezione o di altro. Non importa. Debbo dire che io accetto con fatica l’idea di un essere superiore. Ecco: mi riconosco abbastanza in un libro di Alessandro Baricco, che ho letto due o tre volte… “Dio c’è, non so se esiste, ma c’è.” Sì, mi riconosco, nella mia vita pratica e pagana, con questo tipo di rapporto con Dio.
Mi spieghi.
Non mi sento così onnipotente da pensare che non ci sia altro all’infuori di me. Qualcosa, qualcuno deve esserci. Ho citato Baricco perché è uno scrittore – non lo conoscevo, l’ho scoperto per caso – che pone interrogativi in cui mi identifico e aiuta a trovare risposte. “Dio c’è, non so se esiste ma c’è”. Mi piace.
Il valore della giustizia.
Questo è un altro valore assoluto. È una necessità civile, sociale, per coesistere. Penso che prima di essere umano, un umano debba essere o almeno sforzarsi di essere giusto.
Così risponde anche, presumo, a una successiva domanda, sul valore dell’equità sociale.
Sì. È un traguardo forse irraggiungibile, ma è un ideale alto, che dobbiamo sempre tenere a mente: aiuta a vivere. Essere veramente uguali, sì. Dovrebbe essere una nostra ricerca continua.
Il valore del successo.
E’ un valore relativo e non stimabile. Anzi, non è un valore. Io sostengo che il successo non è altro che un dato Auditel. Non dobbiamo lasciarci condizionare, non dobbiamo dargli importanza. Il successo può essere casuale, è effimero, illusorio: comunque non può essere un criterio per stimare o farci stimare.
Legato al valore del successo, che lei ha raggiunto indiscutibilmente anche se adesso ne parla in modo intransigente, nel suo caso c’è il valore del pudore.
Sì.
Eccoci obbligati a un riferimento alla recente attualità. Per alcuni giorni, a giugno, i giornali hanno trattato l’evento del suo spogliarello, per festeggiare lo scudetto della Roma, come se fosse la notizia più importante per le prime pagine. E tuttavia lo spogliarello, inteso come la notizia del desideratissimo nudo integrale, non c’è stato. Un bluff, una beffa?
Non poteva esserci, lo spogliarello integrale.
Perché? Mi dica allora quali sono, a suo giudizio, i confini del pudore. Il limite per la scabrosità.
Non poteva esserci uno spogliarello integrale, per varie ragioni. In primo luogo io avevo promesso, ed era chiaramente una provocazione, un semplice spogliarello. In un’intervista al Corriere dello Sport, più di due anni fa, ho lanciato questa sfida e questo augurio, ma mi riferivo a un gioco, a un divertimento. Con un pizzico di erotismo, sì. Ma sempre entro certi limiti. Se non ricordo male, il riferimento era a Kim Basinger in “Nove settimane e mezzo”. Ricorda quello spogliarello?
Più o meno, sì.
Beh, Kim Basinger alla fine restava in sottoveste. Neanche in reggiseno e slip. Altra ragione per non andare fino in fondo era che la festa si svolgeva in piazza, di fronte a bambini, persone anziane, comunque persone di estrazione sociale diversa, con un senso del pudore che andava rispettato. E con leggi precise, giuste, da rispettare. Magari facevo uno spogliarello integrale e poi, oltre al cattivo gusto, mi beccavo anche una denuncia.
Se ho capito bene, lei non è contraria al nudo integrale. In quella situazione, in una pubblica piazza, no; in un’altra situazione, sì.
Certo. E’ così. Una cosa è una piazza, con una festa popolare comune, e un’altra cosa un set cinematografico, con una storia da raccontare, che passa attraverso vari episodi… O altre situazioni, finzioni dello spettacolo. Insomma, se c’è una giustificazione, una motivazione seria, si può fare tutto. Dare scandalo per dare scandalo, no.
Altra cosa curiosa, Sabrina, è che lei indubbiamente è una diva, forse l’unica diva di oggi, simile alle grandi dive di una volta…
Ah, che belle parole, mi verrebbe voglia di darle un bacio. Scusi se la interrompo.
Grazie, ma non è un complimento. E’ ciò che molti pensano. E semplicemente vorrei chiederle: come si diventa, una diva, partendo dalla sua condizione? E come ci si sente, nel 2001, nei panni della diva, si vive bene?
Io penso che, in una carriera come questa, si debba scegliere, senza paura. E i sacrifici sono indispensabili. Nel mio caso, per arrivare al traguardo che mi prefiggevo, ho capito presto che erano necessarie molte rinunzie. La rinunzia spero temporanea alla famiglia, ai figli, e anche a tante piccole gioie quotidiane. Comunque è vero: mi sento simile ad alcune dive di una volta, stile antico, la Mangano, la Lollobrigida, la Pampanini… E, in anni più recenti, a Monica Vitti. La gente forse è incantata dai bagliori del successo, della fama, dei titoli sui giornali. Ma dietro certe carriere c’è una fatica enorme, c’è coerenza severa, c’è rinuncia.
Ne è valsa la pena?
E’ una scelta. Il lavoro, prima di tutto, per arrivare al massimo traguardo possibile.
Insisto: ne vale la pena?
Penso di aver rinunciato al 99% delle piccole libertà che impreziosiscono la vita d’ogni giorno. Se penso a una sintesi della mia carriera, mi vengono in mente i mille obblighi, sì, i sacrifici. Però ci sono state anche grandi soddisfazioni.
Ad esempio…?
Mi dà soddisfazione essere molto amata, in Italia. Vuol dire che la gente, magari inconsciamente, apprezza le mie scelte.
Una cosa lusinghiera, per lei, è che nel Paese del gossip continuo lei non è quasi mai associata a pettegolezzi sulla sua vita privata, ad amorazzi occasionali, a flirt estivi veri o presunti…
Penso di essere diversa. E che la gente capisca e apprezzi la mia diversità.
Che vuol dire?
Insomma, ho la forza di recidere le fantasie, che certamente ho anch’io, come qualsiasi donna, i capricci, i desideri istintivi. Rinuncio a nuove conoscenze. Anche per me, ovviamente, ci sarebbe la tentazione di dare un bacio a un ristorante, un abbraccio, fare approcci facili o di moda, che so, in questa stagione sbattersi in una spiaggia e lasciarsi andare. Insomma, vivere secondo uno stile diffuso: viviamo oggi e domani chi lo sa! Sarebbe facile anche per me, le tentazioni non mancano, non pensa?
Non lo metto in dubbio. Ma questo suo modo di vivere come potrebbe essere definito?
Vivere evitando di fare troppe sciocchezze, preferire i sacrifici alle debolezze. In sintesi rispettare la carriera e il personaggio che con tanta fatica sono riuscita a creare… Impegnarsi, con buona volontà, a imporre la propria diversità, a essere coerente. Sono convinta che la gente, che segue tutto e tutti, specialmente nel mondo dello spettacolo, capisca e apprezzi. E io non tradisco. Lo spogliarello sarà stato al centro di un’attenzione forse esagerata, ma non sono andata al di là di un giusto limite. E in linea di massima non mi si vede, non mi si sente, non si sa niente di me.
Si sa poco, è vero, della sua vita amorosa.
Nella mia vita amorosa non sono mai stata sedotta dal potere, dal denaro, dalla bellezza, dalla fama. E spero di non essere mai sedotta, anche in futuro, da queste apparenze. Ho avuto rapporti amorosi, molto lunghi, con persone non famose.
Da quanto dura la sua ultima storia d’amore?
Da cinque anni e mezzo. E prima, con il mio precedente fidanzato, durò sette anni.
Fedelissima, dunque.
E chi lo dice?
L’ho detto io.
Ecco, l’ha detto lei. A me non sembra la parola esatta, però. La fedeltà è un’altra cosa.
Allora diciamo: costante.
Questa sì, mi sembra la parola esatta.
E quali doti deve avere un partner, per meritarsi la costanza?
Dev’essere un bravo ragazzo che sappia stare al suo posto, senza lasciarsi infatuare o suggestionare in alcun modo dalla mia carriera e dal mio lavoro. Uno che sappia essere paziente, sensibile. Che non mi chieda ciò che non posso dare.
Un santo. L’uomo ideale.
No. L’uomo ideale non esiste. L’uomo ideale è l’uomo che una donna sogna e si immagina e si inventa, con tante affinità, impossibili nella realtà… No, non esiste.
E per il lavoro, invece, esiste un cast ideale?
Ideale per me? Certo: lavoro al meglio con Paolo Virzì, come regista, e come attori direi Claudio Bigagli, Kim Rossi Stuart, Massimo Ghini, e poi tante attrici, tante donne che stimo come Carlotta Natoli, Virna Lisi, Stefania Sandrelli, Iaia Forte, Tosca D’Aquino, Nancy Brilli…
Senta Sabrina, in ogni intervista è possibile che l’intervistato – in questo caso l’intervistata – alla fine non si riconosca, parzialmente o compiutamente. Quindi vorrei concludere con un gesto cavalleresco.
Eccomi.
Provi lei a definirsi, com’è o come si sente. Con poche parole, pochi aggettivi.
No. Prima mi dica lei, in due parole, che cosa pensa di me. O che cosa crede, o presume, che la gente pensi di me.
Io, come tanti, penso che lei è languidamente allegra, popolana, indubbiamente e istintivamente seduttiva.
Grazie. E furba, no? Non sono furba? Non ha capito che sono molto furba?
Sì, ho pensato che a molte domande lei abbia risposta anche con un pizzico di astuzia. Ma vuol dirmi, finalmente, che cosa lei pensa di se stessa?
Penso di essere coerente. E coraggiosa. E, forse purtroppo, anche parecchio cazzara.
Che vuol dire, in questo caso?
Quando sono in compagnie di cui mi fido, nessuno mi riconoscerebbe: faccio chiasso e casino, invento scherzi, prendo in giro, strapazzo gli altri e mi lascio anche prendere in giro.
E, con quelli di cui si fida, dimentica di essere una diva?
Sì. Anche se ormai essere sempre un po’ diva è un’identità.
E il futuro? Se fosse obbligata a scegliere tra cinema, teatro e televisione?…
Cinema, cinema!
Perché?
Fin da bambina, cinema. Stavo ore e ore davanti alla tivù a vedere film di qualsiasi tipo. Il cinema è sogno. Il cinema è la mia vita.